
PSICOTERAPIA ERIKSONIANA
“I bambini sani non avranno paura della vita se i loro anziani hanno integrità sufficiente a non temere la morte.” (E.E)
La Psicoterapia ericksoniana il cui padre sondatore è Milton H. Erickson e che basa una parte significativa della sua operatività sull’uso di specifiche tecniche ipnotiche. L’ipnosi è un metodo che viene utilizzato anche in altre psicoterapie.
L’ipnoterapia ericksoniana, o psicoterapia ericksoniana, viene definita anche “psicoterapia breve” (si deve proprio a Erickson il primo uso di questa locuzione).
Si basa su alcuni assunti teorici:
- Il paziente è un individuo unico e pertanto unico sarà l’approccio utilizzato per curare il paziente (tailoring).
- L’inconscio di ciascun individuo è pieno di risorse per risolvere i problemi del vivere quotidiano; le persone sono considerate capaci di autoguarirsi e autocorreggersi, se riescono a sfruttarle.
- Qualche individuo ha bisogno di aiuto per risolvere i propri problemi e guarire dai propri sintomi; per poterlo fare, qualche volta una persona deve prima imparare delle nuove abilità o deve orientare la propria attenzione verso nuovi modi di vedere le cose o di pensarvi.
- I sintomi ed i problemi comportamentali sono frutto di un’inadeguata relazione tra mente conscia e mente inconscia.
- L’attività psicoterapeutica dell’ericksoniano è principalmente orientata alla risoluzione dei sintomi o dei problemi comportamentali portati nel setting dal paziente.
La psicoterapia ericksoniana fonda la sua prassi su di un modello di comunicazione che, tenendo conto dell’influenza reciproca che si instaura naturalmente nella relazione tra paziente e terapeuta, non necessita di un’induzione formale d’ipnosi per accedere alle risorse inconsce dei pazienti e favorire la soluzione ai problemi di cui soffrono. L’elemento chiave della psicoterapia ericksoniana, infatti, non sta tanto nell’uso di una particolare tecnica ipnotica, quanto nell’utilizzo mirato delle risorse psicofisiche del paziente in grado di facilitare il processo di autoguarigione e la riattivazione delle capacità necessarie per gestire, al meglio, le difficoltà della vita. La filosofia dell’intervento ericksoniano rimanda ad alcuni criteri generali che risultano importanti affinché una persona possa vivere una vita più felice e produttiva: la flessibilità, un atteggiamento umoristico verso di sé e il mondo e uno sguardo positivamente rivolto al futuro sono tutti fattori che contribuiscono al nostro benessere. La psicoterapia ericksoniana parte infatti dal presupposto che, se è vero che gli antecedenti di un problema vanno ricercati nel passato, non è altrettanto vero che questi siano la chiave per affrontarlo. A volte conviene dare la precedenza alla ricostruzione e al cambiamento dei fattori che mantengono le difficoltà nel presente.
Ciò che emerge dal lavoro di Erickson e dei suoi collaboratori, è che il cambiamento terapeutico dovrebbe essere quanto più possibile il risultato di una modifica della prospettiva attraverso la quale il paziente percepisce e fa esperienza della sua realtà: piuttosto che cercare di perseguire mutamenti ampi e profondi, spesso è preferibile dare avvio ad una serie di piccoli cambiamenti significativi che siano, da subito, in grado di modificare i modelli di comportamento disfunzionali e di produrre un miglioramento graduale e progressivo, fino alla risoluzione definitiva del problema.
Lo scopo implicito della psicoterapia ericksoniana è di aiutare il paziente a tornare al più presto ad una normalità di vita caratterizzata dal superamento di tutto ciò che si frappone al raggiungimento delle tappe evolutive caratteristiche della sua età e dell’ambiente culturale in cui vive. Di conseguenza, la psicoterapia ericksoniana è per definizione “breve” in quanto parte dal presupposto che, stare in psicoterapia, non è una condizione naturale dell’essere umano ma, piuttosto, uno strumento al quale possiamo ricorrere, temporaneamente, per superare alcune specifiche difficoltà, sintomi o disturbi, nel corso della vita.