Sono stata indecisa fino all’ultimo se scrivere o meno un articolo sul Covid – 19, considerato che tutti stiamo leggendo di tutto, su come prevenire, curare; la mia scelta di scrivere questo articolo è stata dettata da un email arrivata dal CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi) in cui si riportano dei consigli per evitare il panico e non avere pensieri catastrofici ma far riferimento a dati di realtà, di seguito riportò alcuni consigli condivisi tra i diversi psicologi e psicoterapeuti.
Iniziamo con la definizione di PAURA è un emozione molto utile perchè ha permesso a l’uomo di evolversi e di salvaguardare la specie da pericoli incombenti. “La paura funziona bene se è proporzionata ai pericoli. Così è stato fino a quando gli uomini avevano esperienza diretta dei pericoli e decidevano volontariamente se affrontarli oppure no. Oggi molti pericoli non dipendono dalle nostre esperienze. Ne veniamo a conoscenza perché sono descritti dai media e sono ingigantiti dai messaggi che circolano sulla rete. Succede così che la paura diventi eccessiva rispetto ai rischi oggettivi derivanti dalla frequenza dei pericoli. In questi casi la paura si trasforma in panico e finisce per danneggiarci.”
Si ha più paura dei fenomeni sconosciuti, rari e nuovi, e la diffusione del Coronavirus ha proprio queste caratteristiche, come già detto, letto e riletto una semplice influenza porta sicuramente più morti, ma ci siamo abituati e questo non ci spaventa, quello che ci spaventa o dovrebbe metterci in allarme è la VELOCITA’ del CONTAGIO, qui a Roma i numeri parlano. La cosa che deve metterci in allarme, non spaventarci è che si manifesta in maniera più aggressiva su persone con basse difese immunitarie e non è detto che sono solo gli anziani abbiamo delle basse difese immunitarie.
Il timore più grande di noi psicologi e psicoterapeuti è che si creii ansia individuale, panico collettivo che portano a scene tipo l’assalto ai supermercati, la ricerca spasmodica di notizie, la fuga da una regione e l’altra.
Riporto il DECALGO ANTI- PANICO del CNOP:
- Attenersi ai fatti, cioè al pericolo oggettivo. Il Coronavirus è un virus contagioso ma come ha sottolineato una fonte OMS su 100 persone che si ammalano 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi gestibili in ambiente sanitario, solo il 5 hanno problemi più gravi e tra questi i decessi sono circa la metà ed in genere in soggetti portatori di altre importanti patologie.
- Non confondere una causa unica con un danno collaterale. Molti decessi non sono causati solo dall’azione del coronavirus, così come è successo e succede nelle forme influenzali che registrano decessi ben più numerosi. Finora i decessi legati al coronavirus sono stimati nel mondo sono cento volte inferiori a quelli che si stima causi ogni anno la comune influenza. E tuttavia questo 1% si aggiunge ed è percepito in modo diverso dai “decessi normali”. Finora nessuno si preoccupava di una forte variabilità annuale perché tutti i decessi venivano attribuiti all’influenza “normale”: nell’ultima stagione influenzale sono scomparsi 34.200 statunitensi e, l’anno prima, 61.099.
- Se il panico diventa collettivo molti individui provano ansia e desiderano agire e far qualcosa pur di far calare l’ansia, e questo può generare stress e comportamenti irrazionali e poco produttivi.
- Farsi prendere dal contagio collettivo del panico ci porta a ignorare i dati oggettivi e la nostra capacità di giudizio può affievolirsi.
- Pur di fare qualcosa, spesso si finisce per fare delle cose sbagliate e a ignorare azioni protettive semplici, apparentemente banali ma molto efficaci (cfr. elenco qui sotto).
- In linea generale troppe emozioni impediscono il ragionamento corretto e frenano la capacità di vedere le cose in una prospettiva giusta e più ampia, allargando cioè lo spazio-tempo con cui esaminiamo i fenomeni.
- E’ difficile controbattere le emozioni con i ragionamenti, però è bene cercare di basarsi sui dati oggettivi. La regola fondamentale è l’equilibrio tra il sentimento di paura e il rischio oggettivo.
- Siamo preoccupati della vulnerabilità nostra e dei nostri cari e cerchiamo di renderli invulnerabili. Ma la ricerca ossessiva dell’invulnerabilità è contro-producente perché ci rende eccessivamente paurosi, incapaci di affrontare il futuro perché troppo rinchiusi in noi stessi.
Questi sono consigli per non entrare nel panico e per rassicurare noi stessi e le persone che ci sono vicino.
TRE BUONE PRATICHE PER AFFRONTARE IL CORONAVIRUS:
- Evitare la ricerca compulsiva di informazioni. Abbiamo visto che è normale e funzionale, in chiave preventiva, avere paura davanti ad un rischio nuovo, come l’epidemia da coronavirus: ansia per sé e i propri cari, ricerca di rassicurazioni, controllo continuo delle informazioni sono comportamenti comprensibili e frequenti in questi giorni. E tuttavia la paura si riduce se si riflette sul suo rapporto con i pericoli oggettivi e quindi si sa con chiarezza cosa succede e cosa fare.
- Usare e diffondere fonti informative affidabili. E’ bene attenersi a quanto conosciuto e documentabile. Quindi: basarsi SOLO su fonti informative ufficiali, aggiornate e accreditate. Ministero della Salute: http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus – Istituto Superiore di Sanità: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/
Al Ministero della Salute, alla Protezione Civile, e al Sistema sanitario nazionale e regionale lavorano specialisti esperti che collaborano per affrontare con grande rigore, attenzione e con le risorse disponibili la situazione in corso e i suoi sviluppi. - Un fenomeno collettivo e non personale. Il Coronavirus non è un fenomeno che ci riguarda individualmente. Come nel caso dei vaccini ci dobbiamo proteggere come collettività responsabile. I media producono una informazione che può produrre effetti distorsivi perché focalizzata su notizie in rapida e inquietante sequenza sui singoli casi piuttosto che sui dati complessivi e oggettivi del fenomeno. E’ importante tener conto di questo effetto.
Penso di aver riportato tutto ciò che serve per aiutare o rasserenare, per quanto sia possibile a livello psicologico, per quanto riguarda i comportamenti ormai li sappiamo bene (lavarsi spesso le mani, evitare distanze al di sotto di 1 metro, stare a casa il più possibile,….ma potete passeggiare all’aria aperta).
Ultima raccomandazione del CNOP
“Se pensi che la tua paura ed ansia siano eccessive e ti creano disagio non avere timore di parlarne e di chiedere aiuto ad un professionista. Gli Psicologi conoscono questi problemi e possono aiutarti in modo competente. Tutti possiamo avere necessità, in certi momenti o situazioni, di un confronto, una consulenza, un sostegno, anche solo per avere le idee più chiare su ciò che proviamo e gestire meglio le nostre emozioni, e questo non ci deve far sentire “deboli”. Non è debole chi chiede aiuto per aumentare le proprie risorse e quelle dei suoi cari.”
Tutti i riferimenti scritti sono fonte del CNOP.
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