La rabbia…che viene e che va…..

La rabbia…che viene e che va…..

L’origine della rabbia deve essere cercata nell’esperienza infantile di tragica disperazione del trovarsi vis – a – vis con un genitore umiliante. Tale disperazione è fonte di un dolore intollerabile, in quanto vera e propria minaccia per la continuazione e l’esperienza di sé, ed evoca, quindi, la più forte difesa possibile dello stesso sé, sotto forma di rabbia” (Kohut).

 

La rabbia è una paura incontenibile che cresce dentro il Sé del bambino, laddove la sua fame non è adeguatamente nutrita con carezza e presenza, con autenticità ed ascolto. Il bambino sperimenta una tensione significativa che può viverla come minaccia da parte di un persecutore ostile che riesce nell’intento di aggredire i suoi bisogni tanto da renderli sempre più profondi e radicati. Il neonato, già da subito, è assorbito dal bisogno di soddisfare le sue fami sia biologiche sia psichiche, tanto che se queste non sono adeguatamente nutrite, può sperimentare una forte tensione che emerge da dentro di lui.

Molto spesso la rabbia può diventare l’unico mezzo per esprimere il bisogno di libertà e d’esistenza che non è possibile esprimere in altro modo. Quando l’amore ed il bisogno sono minacciati in modo continuo e duraturo e traumatico alcuni bambini possono assumere un attitudine rabbiosa nei confronti della vita interiore.

Secondo Winnicott tutte le emozioni hanno due facce: una può nutrire, l’altra può distruggere, questo significa che se l’emozione che il bambino sperimenta non è gestita nella giusta maniera può trovare delle vie d’espressione che può trovare piena energia nella distruttività, nel caso dell’aggressività, verso se stesso e

 verso l’altro.

Già in tenera età i bambini manifestano emozioni di dispiacere o d’ira nei confronti dei coetanei o persone a loro vicine che non hanno un comportamento a soddisfare i loro bisogni.

 

 

 

  • 2 – 3 anni emozione della rabbia in seguito al sentimento di frustrazione ed è normale che la gestione di queste emozioni lo conduca a sperimentare un comportamento di natura collerica tanto da attaccare con graffi e morsi. Il bambino deve percepire ed avere la certezza che il genitori sia più forte di lui ciò significa che devono essere in grado di fronteggiare le sue aggressioni rabbiose e cariche di odio, è importante che il genitore sia in grado di contenere il bambino e mettere dei sani no. Se il bambino percepisce ciò quindi un sano confi
  • ne, sarà in grado di auto calmarsi e trasformare la sua energia in modo costruttivo e protettiva.
  • 4 anni a quest’età il bambino ha un aggressività agita sia a livello fisico che verbale, in alcuni casi viene detto aguzzino familiare ha assunto il comando della famiglia e comanda tutti a suo modo secondo i suoi bisogni ed esigenze. Generalmente sono i bambini impulsivi, istintivi, ribelli che se contrariati esprimono una forte collera e rabbia se non vengono immediatamente soddisfatti. Genitore tipico: non è in grado di mettere delle regole ferme e non sanno contenere le continue richieste del bambino.
  • 5 – 6 anni se a quest’età ancora vi è un comportamento aggressivo verso gli altri sia coetanei che adulti in questo caso ad un bisogno ed un insoddisfazione di un certo valore. In questi casi molto spesso i genitori non sono riusciti a costruire uno spazio protettivo e di contenimento per il figlio che vive in maniera impegnativa e attiva la sua infanzia.

 

Quindi la rabbia è una manifestazione di un bisogno non comunicato.

La comunicazione non violenta è poter esprimere i propri sentimenti in riferimento a fatti concreti e non ad interpretazioni. Quattro sono i punti fondamentali: osservazione dei fatti; chiarezza su ciò che sentiamo e sull’origine del nostro sentire;  riconoscere ed esprimere i nostri bisogni e valori e a fare richieste precise e concrete.

 

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