Sport e Psicologia

Sport e Psicologia

La Psicologia dello Sport nasce nel 1897 con Norman Triplett. Tra il 1970 ed il 1980 furono condotti studi sul miglioramento della performance, sulla personalità dell’atleta e sulla motivazione e sulla loro interazione. Successivamente la psicologia dello sport si è occupata degli aspetti clinici e della personalità dello sportivo e della diminuzione del disagio giovanile attraverso le dinamiche sportive di interazione.

Lo psicologo sportivo lavora, insieme all’allenatore e all’atleta su due ambiti in particolare: il “goal setting” ed il “self talk”. Il primo consiste nel pianificare le tecniche di allenamento per ottenere miglioramenti sulla performance sportiva e pianificare incontri per rimuovere gli ostacoli psicologici. Avere degli obbiettivi a breve termine impegnativi eviterà la ripetitività degli obiettivi facili e darà un confine a coloro che aspirano ai loro obiettivi a lungo termine.

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Il secondo, il “self talk” o dialogo interno, si riferisce ai pensieri ed alle parole che gli atleti dicono a se stessi, solitamente nella mente. Le frasi del dialogo interno sono usate per porre l’attenzione su una cosa in particolare, in modo da migliorare la concentrazione, oppure sono utilizzate insieme ad altre tecniche per facilitarne l’efficacia. Un esempio di dialogo interno per un giocatore di golf, che potrebbe dire “colpo regolare” prima di tirare, per stare rilassato. Studi su questo argomento hanno evidenziato il dialogo interno, positivo o negativo, portano lo sportivo ad un miglioramento della performance. L’abilità di influenzare l’inconscio con una singola frase positiva è una delle tecniche più facili ed efficaci da insegnare agli atleti.

Inoltre la psicologia dello sport deve tener conto anche di un benessere psicologico e fisico che è la base per ottenere risultati migliori.

La psicologia dello sport deve essere necessariamente tra gli strumenti utilizzati nella conduzione della squadra, lo psicologo deve integrarsi nella squadra per promuovere un dialogo positivo con lo sportivo ma anche con l’allenatore, il fisioterapista ed il massaggiatore, e tutte le altre figure di riferimento dello sportivo.

Personalmente credo che lo psicologo dello sport debba aver svolto sport o praticare sport sia a livello agonistico che non, altrimenti la comprensione e il dialogo con le varie figure che ruotano intorno allo sportivo rischia di diventare sterile.

Lo sport è una palestra di vita e come tale insegna ed aiuta al raggiungimento di obiettivi sempre difficili a gioire dei propri risultati.

Il detto “sport è palestra di vita” è antichissimo ma racchiude in se un messaggio: l’ attività sportiva può aumentare o ridar vigore alla propria autostima, migliorare ed aumentare le relazioni sociali, interagendo con diverse persone diverse (allenatore, compagni di squadra, massaggiatore, fisioterapista,…). A livello biologico fare sport attiva gli ormoni di adrenalina e noradrenalina che sono ormoni che ci permettono di scaricare le nostre tensioni e quindi di diminuire lo stress che viviamo quotidianamente.

La finalità della psicologia dello sport è quella di intervenire nella costruzione psicologica delle motivazioni dell’atleta nel caso di insuccessi e di difficoltà che spesso hanno origine da propri disagi personali.

Con gli sportivi il lavoro da fare è doppio. La persona va seguita durante l’allenamento per osservarne le dinamiche che hanno durante l’attività sportiva e, poi in sedute individuali o di gruppo a seconda che lo sport sia individuale o di squadra.

Un mese senza corse non è la fine del mondo. Senza gare si può vivere. Qualche volta anzi bisogna staccare, la pressione della competizione va allentata.” (Jorge Lorenzo)

 

 

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